Dimmi come svezzi e ti dirò chi sei

Prima o poi, nella vita di un genitore, arriva quel momento. Per molti tanto atteso, per altri temuto, per tutti… inevitabile. Lo SVEZZAMENTO!

Perché te ne parlo? Non sono nutrizionista, ma ho tripla esperienza e… sono una buona forchetta!

Svezzamento classico o autosvezzamento??
Io questa netta distinzione proprio non la digerisco. Nella sala d’attesa del pediatra, in coda al supermercato, al bar sorseggiando un cappuccino… le mamme discutono e si confrontano. Ed è subito derby. C’è chi frulla anche il piatto, e chi propone la casoela. Chi è diventata azionista *inserire marca baby food qualsiasi*, e chi si è messa a coltivare zucchine bio sul terrazzino. E tutte, ovviamente, credono di fare la cosa giusta.

Ma qual è la cosa giusta?? La verità, quasi sempre, sta nel mezzo.

Lasciamo stare la terminologia, che è fuorviante e antiquata.

Lo svezzamento classico, di classico ha solo il nome. C’era una volta, in un tempo lontano, una mamma che nutriva il suo bambino con gli stessi alimenti che mangiava il resto della famiglia. Poi, in tempo di guerra, quando non era sempre facile reperire cibo buono e sano per i bimbi, sono nati i famosi schemini (gli stessi che svolazzano negli ambulatori pediatrici) che riportano grammature e tempistiche. Anche la ricetta per fare il brodo. Fiducia nelle madri ai fornelli = 0!

Ai giorni nostri è semplice trovare alimenti biologici e a km0. Qualsiasi supermercato ha tra gli scaffali legumi decorticati, prodotti senza zucchero o a ridotto contenuto di sale. Non c’è più bisogno di quel pezzo di carta che dica alle madri come sfamare i loro bambini. Ma le mamme -quasi tutte- lo vogliono. Senza, si sentono perse.
Ma giura?! Mamma, ma davvero hai bisogno che un medico ti dica come preparare il brodo?! Te lo dico io: NO!

Ecco che è arrivata la tuttologa! Ma lo sapranno i dottori cosa è meglio, no?? Ehm… no. A meno che non siano formati in nutrizione infantile, ed è raro.

Ma il mio intento, in queste righe, non è quello di dirti come e con cosa svezzare il tuo bambino. Voglio, però, farti riflettere e ragionare, e infine far emergere le competenze da mamma che sicuramente hai!

Torniamo a noi. Lo svezzamento classico prevede pappine di dubbio sapore, omogenee e pesate, ma soprattutto somministrate con il cucchiaino, rigorosamente gestito dal genitore. Così si abitua alle posate. No. Così si abitua ad aprire la bocca quando arriva il cucchiaio travestito da aereoplanino.

In contrapposizione, abbiamo l’autosvezzamento. Anarchia. Il bambino fa quello che gli pare. E se è spigliato, carica da solo anche la lavastoviglie.
Una fiorentina da 1kg e il coltello dalla punta arrotondata. Toh, io ti aiuto ma fai da solo (semicit.).

Fermi tutti. Ok, l’ho un po’ romanzato per creare hype… Torno seria.

L’alimentazione complementare a richiesta prevede che il bimbo si autogestisca per quanto riguarda le quantità e le modalità. Resta, però, compito del genitore proporre alimenti sani e adeguati.

Alcuni bambini prediligono consistenze più morbide, altri preferiscono sgranocchiare. La cosa importante è non aspettare troppo ad inserire preparazioni eterogenee: se frullate il minestrone, ad esempio, lasciate qualche verdura integra, o servitelo insieme a pastina, riso, orzo… I bambini hanno un istinto innato a masticare, anche senza denti, ma se non viene esercitato entro l’anno si va a perdere.

Il cucchiaino non è un nemico: l’errore comune è quello di “ingannare” il bimbo, portandolo ad aprire la bocca “a comando”. In questo modo, non verrà stimolata la coordinazione occhio-mano-bocca e non verrà percepita la sazietà. Se, invece, osserviamo i segnali, anche il gesto di imboccare verrà guidato dal bambino stesso.

Ora dirò una cosa che alle maniache di pulito non piacerà: mentre mangiano, i bambini si devono sporcare! Munitevi di un quadrupede da compagnia che pulisca il pavimento a suon di leccate, e passa la paura! I bambini hanno bisogno di toccare, annusare, valutare la consistenza… di ciò che hanno nel piatto (o direttamente sul tavolo). Per loro è tutto nuovo. Se si spatasciano il pesto sulla fronte, reprimete il Mastro Lindo che è in voi e aspettate a pulirli. Lasciate che sperimentino e… si divertano!

Ma così, come faccio a sapere quanto mangia? Non lo sai. Pace. Il latte -materno o formulato- resta l’alimento principale fino almeno all’anno, sempre a richiesta. In questo modo, potete stare tranquille che di certo non moriranno di fame. Gradualmente, i pasti solidi diventeranno più abbondanti fino a sostituire le poppate.

Ultimo punto, ma non meno importante: l’orario. I bambini si devono adeguare agli orari dei genitori, o viceversa? Indovina?! Esatto, una via di mezzo. La condivisione del pasto è fondamentale. I bambini imparano per imitazione, quindi come possono imparare a mangiare se lo fanno… da soli? Come possono sapere che i broccoli sono buonissimi, se non vedono mamma e papà gustarli insieme a loro? Svezzamento non è solo nutrimento, ma anche, e soprattutto, condivisione. Inutile anticipare il pranzo alle 11.30, se il resto della famiglia pranza un’ora dopo. Meglio spostare la merenda per arrivare al pranzo tutti insieme. Allo stesso modo, possiamo anticipare la cena di tutti, per non far arrivare i bimbi a tavola troppo affamati e stanchi.

Per instaurare una sana routine alimentare, il momento del pasto deve essere vissuto con tranquillità e senza troppe aspettative. Lasciatevi guidare dal vostro bambino, che, se non forzato, saprà autoregolarsi. Non abbiate fretta. Fidatevi delle sue (e vostre) competenze, vi lascerà piacevolmente sorpresi!

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